L'allarme di Nanni Moretti sull'assenza di opinione pubblica? È il vizio della sinistra che bolla di fascismo chi non la pensa come lei
Dal Festival del cinema di Locarno, Nanni Moretti ha lanciato un allarme: in Italia l'opinione pubblica non esiste più. A sentir lui, lo dimostrano una serie di fatti: primo fra tutti il ritorno di Silvio Berlusconi al governo fra l'indifferenza degli italiani, che non s'indignano per i conflitti d'interesse del Caimano e per il suo strapotere nei media televisivi. L'allarme di Moretti mi fa sorridere. E mi obbliga a domandarmi dove viva il nostro celebre regista. Forse a Roma, ma rinchiuso in uno studio cinematografico con quattro amici che la pensano come lui. Oppure ha scelto di stare in qualche paese lontano, da dove l'Italia non si scorge più.
Se Moretti andasse in giro per il nostro paese, si renderebbe conto subito di una verità: l'opinione pubblica non soltanto non è scomparsa, ma si è moltiplicata e parla i linguaggi più diversi. Esiste sempre quella della sinistra radicale, rimasta fuori dal Parlamento, però assai attiva e incavolata nelle sedi di almeno tre partiti e nelle piazze. C'è sempre l'opinione di centro-sinistra, anche se oggi appare la più disorientata per la sconfitta elettorale e per il caos che logora il partito di riferimento, il povero Pidì di Walter Veltroni.
C'è l'opinione pubblica di centro-destra, molto forte perché i suoi leader politici sono ritornati al governo con l'eterno Berlusconi. Ma anch'essa tormentata dai messaggi contraddittori che riceve. L'ultimo riguarda l'abolizione dell'Ici. Questa tassa deve tornare, strilla la Lega. No, l'Ici l'abbiamo salutata e non ritornerà più, giurano il Pdl e An.
E infine c'è l'opinione pubblica di destra. È sempre esistita, ma sino a qualche anno fa se ne restava in silenzio. Adesso parla, legge, discute, si difende e attacca, come fanno tutte le opinioni pubbliche nelle grandi democrazie. Per rendersene conto, è sufficiente partecipare a incontri pubblici che non siano le vecchie Feste dell'Unità o del Pd, come si chiamano oggi: recinti chiusi, dominati da un razzismo intellettuale sempre più stantio e sterile. Questa opinione di destra tutela anche la propria memoria storica, che non si sta affatto dissolvendo, checchè ne pensi e ne scriva
SuperWalter.
Tornando all'argomento di Moretti, il suo difetto sta nel manico. Ossia nella convinzione che l'unica opinione pubblica a contare sia quella contraria al Caimano. Anche più di un giornale e parecchi opinionisti la pensano così. Ma proprio questo è l'errore più grande. E nasce dal riflesso condizionato di una concezione autoritaria della democrazia.
In nessun paese libero sarebbe possibile sostenere il principio che ha diritto di cittadinanza un solo modo di pensare. Succede così soltanto negli Stati illiberali. Ed è successo così nell'Europa del Novecento, prima nella Russia comunista, poi nell'Italia fascista e nella Germania nazista.
Mi guardo bene dal dare a Moretti del cripto-fascista, ossia del fascista nascosto e in abito simulato. Innanzitutto perché non lo è e non lo è mai stato. Poi perché l'accusa di fascismo non ha più forza, visto l'abuso che se ne sta facendo. Identico all'abuso della parola regime. Per molte famose teste d'uovo delle tante sinistre, tutto ciò che non coincide con la loro visione del mondo è fascismo.
Persino la presenza di un po' di soldati nelle città dove il crimine è più diffuso diventa la prova che le Brigate Nere sono tornate, pronte a torturarci. E la gente che applaude ai militari è soltanto popolo bue, che ha portato il cervello all'ammasso per ordine delle tivù di Berlusconi.
Potrà sembrare una forma di contrappasso, però tanti intellettuali antifascisti si stanno impiccando da soli all'albero fantasma del fascismo. Anche perché dimenticano la regola numero uno di chi usa l'intelletto: chiamare le cose con il nome giusto, come ha ricordato Luca Ricolfi in un importante articolo sulla 'Stampa' del 15 agosto. Non intendono farlo per pigrizia culturale, per vanità faziosa, per ottusità politica? Peggio per loro. Saranno sempre meno credibili. E soprattutto rischieranno di fare la fine del personaggio di un celebre film di Moretti.
Ve lo rammentate 'Ecce Bombo', del 1978, l'esordio di Moretti nel cinema professionale? C'era una figura indimenticabile: la sessantottina smonata che ripeteva "Giro, vedo gente, faccio cose". Ecco, cari amici che paventate un nuovo Mussolini: girate e vedete un po' di gente, ma di quella che non vi somiglia. Vi renderete conto che il regime di Ecce Bombo è la più sgangherata fra le trappole per i vostri sacri lombi.
Giampaolo Pansa
L'Espresso del 22 agosto 2008
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