giovedì 24 settembre 2009

Primarie PD: le domande che non meritano una risposta pubblica


Le domande e la richiesta di risposta in regime di contraddittorio (alla prima tornata, infatti, ne sarebbe seguita una seconda, quella delle contro-domande) erano state pubblicate sui profili facebook sia dei candidati che del nostro giornale. In caso di rifiuto o di impossibilità nel rispondere i destinatari politici avrebbero dovuto pubblicare un piccolo post avvertendo gli utenti delle mancate risposte. Il vanto di questa corsa alle primarie, l'utilizzo del socialnetworking, è stato eluso a partire dal più elementare dei meccanismi di interazione: la riposta pubblica non c'è stata. Viene da chiedersi allora perché Franceschini (o il suo staff, si intende) abbia trovato lo stesso il tempo di aggiornare il profilo con i risultati provvisori delle votazioni nei circoli e altrettanto abbiano fatto Bersani e Marino. Il cordoglio per la morte dei sei soldati in Afghanistan ha occupato, giustamente, la maggior parte delle comunicazioni ufficiali dando prova del fatto che, quando vuole, il candidato utilizza le interfacce online per raggiungere gli elettori.

Oltre alla mancanza di tempo - scusa non sostenibile quando si tratta di socialnetworks - può darsi che le domande poste dagli utenti e dal giornale fossero ritenute ripetitive, lunghe o non meritevoli di attenzione. Guardiamole un po' da vicino. Avevamo chiesto ai candidati se fossero contrari o meno alla banca dati delle impronte digitali e del dna per contrastare e regolare l'immigrazione clandestina. Domanda trabocchetto, se si pensa che la Corte di Strasburgo ha di recente dichiarato come illecite banche dati simili tenute in Inghilterra, ma avente lo scopo di capire se il futuro leader della Sinistra avesse un piano alternativo, ad esempio uno stralcio di proposta internazionale o di adesione ad altro trattato internazionale che sfrutti la cooperazione tra Stati - anche attraverso la raccolta delle impronte - per consentire l'identificazione, e quindi il respingimento mirato e successivo allo sbarco, di persone già imputate per reati o perseguite dai loro paesi d'origine. Marino vi accenna in modo più specifico, ma non sembra sufficiente in un momento in cui l'immigrazione costituisce uno dei temi politici più urgenti.

Altra domanda: il PD è riuscito a disperdere quattro milioni di elettori. Volevamo solo sapere se i candidati fossero d'accordo o meno con tale affermazione. E poi il rapporto tra Stato e Chiesa: nelle mozioni non viene approfondito (e nemmeno Marino, a dispetto della campagna laicista, dovrebbe ignorare un tema simile), ma è cruciale capire la posizione del PD nei confronti degli interventi della Cei senza evincerla dagli atteggiamenti politici e dalle dichiarazioni saltuarie. E ancora: molti elettori sperano in un ricambio a livello dirigenziale nella Sinistra, per consentire a chi è capace di farsi avanti e impedire a chi da anni siede in Parlamento o ricopre cariche pubbliche creando danni erariali o peggio, rimanendo inattivo nelle fila dell'opposizione. Ma, forse, sono altre le domande a cui non è semplice, né conveniente, per i candidati rispondere. Sono due, molto semplici e dirette. La prima riguarda la statura e l'integrità politica dei tre possibili segretari, per sapere se, qualora emergessero elementi compromettenti o tali da minare la credibilità del segretario e la gestione politica del PD, il leader avesse il coraggio di dimettersi. La seconda, collegata alla prima, è più sfacciata: si chiede di far luce sin da ora su questi possibili elementi, capaci di far dipendere le scelte del leader d'opposizione democratica da ricatti o favori politici.

Come riuscire a sapere se Franceschini o Bersani non siano ricattabili, visti gli appoggi? Veltroni è sceso a patti con le scelte berlusconiane e D'Alema, anticipando importanti risvolti, ha parlato a suo tempo di terremoti e di tenersi pronti (la Sinistra) ad un ribaltone politico. Tutto qui il programma? Un bieco anti-berlusconismo? Le domande sono provocatorie. Non rispondere per non compromettersi potrebbe minare sin da ora la credibilità di un futuro leader politico. Internet, la comunicazione, svela un sostanziale vuoto. Si utilizzano pagine ufficiali e video di propaganda per ritornare al punto di partenza, senza essere chiari, diretti. Senza rischiare. Si preferisce Ballarò. Si evita il contraddittorio e si giustifica la mancanza di riposte con le "numerose altre interviste", ma quali se Marino non compare mai e Franceschini rifiuta di andare in trasmissione? Tutto ciò è segno di un rinnovamento che ancora de farsi attendere.

di Barbara D'Amico

Rivistaonline.com


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